Lisignago è il centro abitato situato sulla strada delle Dolomiti fra Cembra e Ceola, nella bassa valle dell'Avisio, sulla sponda destra del torrente omonimo.

Sorge su di un terrazzo morenico, alle falde del monte Vason, ad un'altitudine di m. 582 e dista circa Km. 19 da Trento.

Verso la Valle dell'Ischiele, il Dosso di S. Leonardo e la Val Bona digradano le coste di alluvioni interglaciali intensa­mente coltivate a viti con infiniti terrazzi sostenuti da muri a secco; verso nord si estendono i boschi e i prati.

Da una parte e dall'altra del territorio comunale (Kmq. 7,16),  due profonde incisioni torrentizie (la Valle dell'Ischiele e la Valle dello Scorzai) isolano il paese dagli abitanti vicini: Cembra a nord-est e Ceola di Giovo a ovest.

 

 

CENNI STORICI

 

Il paese di Lisignago, dopo aver fatto parte dell'impero romano e del ducato longobardo di Trento, fondato nel 1004 o 1027 dagli imperatori del Sacro Romano Impero e soppresso il 26 dicem­bre 1802.

La giurisdizione di Cembra, di cui Lisignago faceva parte, fu incorporata in quella di Konigsberg (Montereale) usurpata dai conti del Tirolo nel 1276 nella prima metà del secolo XIV.

Il primo documento che contiene il nome del paese (villa) è stato redatto nel monastero dei monaci Benedettini di S. Lorenzo a Trento il giorno 30 agosto 1166 e di esso a noi è giunta una copia del 7 ottobre 1222. Vi si parla chiaramente di diritti che esistevano a proposito delle rendite del paese, inteso come gruppo di case con fondi coltivati ed incolti.

E' invece in un atto di compravendita del 9 dicembre 1201 che troviamo il nome di un abitante: Zucco da Lisignago.

In un documento del 1210 viene chiaramente detto "comunitas" cioè comune, distretto amministrativo indipendente.

Il 9 gennaio 1296 sulla piazza davanti alla chiesa di S. Biagio, si tenne un'assemblea generale di tutta la Comunita' per eleggere un procuratore per trattare nella vertenza con Oluradino Malvasio di Cembra.

Per quanto riguarda la struttura politico - amministrativa interna, il paese godeva di una certa autonomia minuziosamente regolamentata dallo statuto comunale chiamato Carta di Regola. Attraverso la sua elaborazione la comunità assumeva una propria identità con determinate caratteristiche legate alla posizione geografica, alle risorse, alla produzione agricola e alle attivi­tà economiche principali.

 Le decisioni che concernevano l'organizzazione della campagna, dei boschi, dei prati, delle strade, delle fontane ecc., venivano prese a maggioranza con la presenza di almeno due terzi dei capofamiglia, i quali avevano il diritto e il dovere di intervenire nell'assemblea pubblica.

Non possediamo purtroppo la Carta di Regola di Lisignago perché il documento, conservato in un sacchetto depositato nella sacrestia della chiesa di S. Biagio, è andato perduto.

Le norme in esso contenute, integrate e modificate, sono state nei secoli costante punto di riferimento e attraverso esse si concretizzò una presa di coscienza, da parte degli uomini del Comune, della propria autorità e autonomia.

Fino alla fine del XVIII secolo il paese godette di pace e di tranquillità. Fra il 1797 e il 1803 dovette subire la bufera dei vari passaggi dell'esercito napoleonico. Nel 1803  Princi­pato vescovile di Trento, di cui Lisignago faceva parte, venne incorporato nella Contea del Tirolo che nel 1805 venne tolta all'Austria e annessa alla Baviera.

Nel 1810 il Tirolo meridionale fu ceduto al Regno italiano dei Francesi per ritornare all'Austria nel 1814.

Nel 1918 il paese, assieme al resto del Trentino - Alto Adige, entrava a far parte dell'Italia.